19 Novembre, 2020

Ultime News I social e la cultura dell’incontro

Intervista al giornalista Fabio Colagrande, viceresponsabile di Radio Vaticana Italia.

Quale contributo hanno dato i social, in questi anni, alla cultura del dialogo e dell’incontro?

Apparentemente i social network hanno sollevato il coperchio del “vaso di Pandora” che nella mitologia greca era il contenitore di tutti i mali! L’umanità non ci è mai sembrata così litigiosa e rissosa, così propensa ad odiare e insultare il prossimo. In realtà, credo che al di là della loro funzione di sfogo di frustrazioni sociali o psicologiche, i social siano una straordinaria opportunità di incontro e dialogo. Solo che un loro uso costruttivo richiede grande applicazione, pazienza e fatica. Non a caso c’è chi ha coniato la metafora del “contadino digitale”, anche perché i frutti non si vedono subito. Se è vero come diceva, con un po’ di malignità, Umberto Eco che internet ha dato la parola a migliaia di imbecilli, è vero anche che ci dà l’occasione di spiegare, far conoscere, acculturare il prossimo.

Hai qualche suggerimento per utilizzare bene i social e favorire una buona comunicazione?

Se davvero li si vuole usare in modo positivo e creativo credo che bisogna studiare un po’ il loro linguaggio e la loro tecnologia, non ci si può improvvisare utenti di Facebook o di Instagram. Sembra un’esagerazione, ma soprattutto noi “boomers”, cioè i nati tra la metà degli anni Quaranta e Sessanta, commettiamo errori da principianti soprattutto nelle discussioni on-line, trasformandole in inutili litigi che ci lasciano solo angoscia e insoddisfazione. Poi bisognerebbe evitarne, secondo me, un uso autoreferenziale, che punta solo a guadagnare followers o click. I social sono al contrario straordinarie occasioni di incontro, amicizia e crescita personale, ma vanno usati con una ferrea autodisciplina e senza diventarne dipendenti. Soprattutto poi servono delle pause, la capacità, a volte, di non replicare, tacere e riflettere. Dal silenzio nascono le parole migliori.

Quanto è importante l’umorismo, la capacità di sorridere e di sdrammatizzare, nel mondo dei social?

Direi che l’autoironia è la chiave migliore per presentarsi in pubblico in ogni occasione. L’oratore che sa prendersi in giro e scherzare sui suoi limiti conquista subito autorevolezza, anche sui social. La leggerezza, poi, permette di addolcire una discussione troppo seriosa e tesa e spesso di ritrovare il dialogo dopo uno scambio aggressivo. Uno scrittore cattolico, Chesterton, diceva che gli angeli volano perché non si prendono troppo sul serio e aggiungeva che la serietà non è una virtù. Papa Francesco considera addirittura l’umorismo la virtù dei Santi. Ciò significa che l’affabilità, la capacità di sorridere e scherzare, anche sui social, senza essere offensivi e volgari, sono tutte doti che dimostrano intelligenza e saggezza. E poi, abbiamo sempre tutti bisogno di una salutare risata. A proposito, sapete perché i pesciolini non vanno da soli sul web? La mamma gli ha detto di stare attenti alla rete!!!

Fabio Colagrande nasce a Roma il 30 settembre 1965. È giornalista, vaticanista, scrittore, blogger e conduttore radiofonico.

Lavora dal 1994 alla Radio Vaticana, conducendo programmi in diretta. Attualmente è viceresponsabile del canale italiano della Radio del Papa.

Ha collaborato con Rai Radio Due dal 1997 al 2000. Dal 2011 è collaboratore del blog cattolico VinoNuovo.it per cui tiene la rubrica “Fantaecclesia”.

Ha collaborato come autore a diversi saggi su tematiche cattoliche e scritto per L’Osservatore Romano, Avvenire e Famiglia Cristiana.

È fondatore e coordinatore della “Rete sulla via del silenzio”, network informale delle realtà cattoliche che praticano la preghiera silenziosa.

Ha lavorato in teatro come attore, regista e drammaturgo ed è laureato in Storia del teatro e dello spettacolo.

Sposato felicemente con Giada dal 2010, ha due figli: Marco, musicista e cantautore, e Giorgio, per ora solo studente e fantasista.