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IUS SOLI. GAMBINO (PRORETTORE UNIVERSITÀ EUROPEA): ITALIANISSIMI I BAMBINI NATI IN ITALIA, INCOMPATIBILE ALLORA LA DOPPIA CITTADINANZA

Data: 23/06/2017

Il disegno di legge va corretto.

“I bambini che nascono e studiano in Italia sono italianissimi ed è giusto che vada loro attribuita la cittadinanza italiana. Ma senza infingimenti: non possono essere contemporaneamente cittadini italiani e magari anche cittadini siriani”. Lo dichiara all’Università Lateranense, nella sua lectio su Cittadinanza e Costituzione per il Simposio internazionale dei docenti universitari, il prof. Alberto Gambino, ordinario di diritto civile e Prorettore dell’Università Europea di Roma.

“La cittadinanza è un istituto giuridico che indica l’appartenenza alla comunità politica organizzata con precisa attribuzione di diritti e di doveri – afferma il prof. Gambino – e ove ciò derivi dal fatto di nascere in uno Stato, allora non può pensarsi che lo stesso soggetto appartenga contemporaneamente anche ad un’altra comunità politica organizzata, in base alla discendenza ‘di sangue’ dai suoi genitori non italiani, specie ove quella comunità abbia principi e valori che confliggono con la comunità di residenza”.

“Sarebbe un principio insidioso – prosegue il giurista – in quanto proprio la doppia appartenenza potrebbe depotenziare l’adesione ai valori della Repubblica”. “La proposta all’esame del Senato prevede che il minore straniero sia nato in Italia da genitore residente oppure, alternativamente, abbia compiuto un ciclo scolastico, ma – aggiunge l’accademico – non vi è alcuna verifica dell’accettazione dei principi su cui si regge la Costituzione italiana, con il rischio che si possa essere contemporaneamente cittadini anche di un Paese con principi e valori addirittura contrari, si pensi a poligamia, mutilazioni genitali, ruolo sociale della donna, se non addirittura di un Paese nemico dell’Occidente”.

“Per attenuare questi rischi – continua nella Lectio alla Lateranense il prof. Gambino – la cittadinanza va senz’altro concessa a chi nasce e studia in Italia ma con l’aggiunta della esclusività della cittadinanza italiana, cui ovviamente si potrà rinunciare ove si preferisca quella dei propri genitori, così come avviene in realtà proprio nel sistema spagnolo, che il Partito Democratico richiama a modello”. “Anche nell’appello del Sermig, recentemente sottoscritto da Papa Francesco, si afferma che tutti i bambini che nascono e vanno a scuola in Italia sono italiani, che traducendo nel linguaggio giuridico – conclude il giurista cattolico – è uno ius soli abbinato allo ius culturae, mentre la proposta all’esame del Senato prevede le due condizioni in alternativa, cioè: nascono oppure vanno a scuola; il richiamo del Sermig all’essere ‘italiani’ potenzia l’opzione esclusiva di un’unica cittadinanza”.

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